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Sacro Monte di Orta San Giulio

Si tratta di una delle tre aree distinte comprese nelle Riserve Naturali Speciali del Sacro Monte di Orta, del Monte Mesma e del colle della Torre di Buccione, istituite dalla regione Piemonte fra il 1980 ed il 1993.
Il complesso monumentale, chiamato anche "Assisi del Nord", ha nella chiesa dei Santi Nicolao e Francesco il suo centro vitale.
Fu realizzato sulla collina che si eleva al centro del promontorio di Orta San Giulio nel periodo in cui i Sacri Monti sorgevano a protezione dall'invasione della religione luterana.
Nel 1583 i cittadini di Orta decisero di erigere sulla "selva di S. Nicolao" un insieme di cappelle e un convento destinato ad accogliere, per volontà di San Carlo Borromeo e dell'abate novarese Amico Canobio, i frati francescani cappuccini.
All'interno delle 20 cappelle che lo compongono, raffiguranti episodi della vita e dei miracoli di San Francesco d'Assisi, sono presenti ben 376 statue di terracotta a grandezza naturale.
All'ingresso, su un arco, si trova invece la scritta: "qui in ordinate cappelle si vede la vita di San Francesco, se desideri saperlo, l'autore è l'amore".
Il Sacro Monte di Orta venne dunque intrapreso, ad emulazione del Sacro Monte di Varallo, a partire dal 1590, per iniziativa congiunta della Comunità ortese e dell'abate novarese, che si impegnò per l'inizio dei lavori e fece costruire a sue spese la prima cappella edificata.
Autore del progetto del convento e del complesso religioso, che prevedeva i origine 36 cappelle, fu invece il padre cappuccino Cleto da Castelletto Ticino.
Contribuì al proseguimento dei lavori, guidandoli con tenace impegno e finanziando anche la costruzione della III cappella, il Vescovo di Novara, Carlo Bascapè (1593-1615). Coerentemente con le indicazioni fornite dalla Chiesa nel Concilio di Trento, Bascapè pensò ai Sacri Monti come a luoghi privilegiati di educazione religiosa, posti in zone a ridosso dei valichi alpini e quindi soggette al rischio di infiltrazioni eretiche. Essi avevano lo scopo di raccontare ai fedeli -perlopiù analfabeti- la storia sacra attraverso le immagini, secondo indicazioni fornite dal vescovo che ne controllava attentamente il contenuto.
In questa fase del cantiere ortese le soluzioni architettoniche prescelte sono segnate da un ricorrere di modelli tardo-rinascimentali, o ripresi dalla tradizione locale, aggiornati attraverso lo studio di quanto aveva elaborato per Varallo l'architetto perugino Galeazze Alessi.
Prestarono la loro opera al Monte in questa fase artisti affermati a Milano, capitale religiosa e culturale per il novarese, e a Novara, quali lo scultore Cristoforo Prestinari, i pittori Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere, il Morazzone, e artefici locali, quali i fratelli Monti, gli scultori Giovanni D'Enrico e il pittore Antonio Maria Crespi detto il Bustino. Essi realizzarono gruppi scultorei intimi e raccolti, definiti con sobrio realismo e raffigurazioni pittoriche descrittive, chiare, ma anche eleganti ed aggiornate alla moda dell'epoca.
Dalla metà del Seicento, circa, si fa strada un profondo cambiamento nel modo di intendere il percorso sacro che viene riproposto in chiave di sfolgorante spettacolo barocco. Protagonista in questo senso è Dionigi Bussola (attivo anche al Monte di Varallo, di Domodossola e di Varese), i pittori fratelli Nuvolone, ed i fratelli Grandi, sempre di formazione lombarda, attivi anche ai Sacro Monte di Varese.
A fine secolo il pittore lombardo Stefano Maria Legnarli introduce al Sacro Monte il nuovo gusto rococò che contraddistingue anche gli interventi settecenteschi sia per gli affreschi che per le sculture realizzate dal Beretta (cappella XIV). A fine Settecento si chiude definitivamente la storia del cantiere dei Monte con la costruzione della neoclassica cappella Nuova.
Dal 2003, assieme ad altri Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, è patrimonio dell'umanità e dell'UNESCO.


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